L’endodonzia è la branca dell’odontoiatria che si occupa
della diagnosi e del trattamento dei processi patologici e delle lesioni delle
strutture interne del dente ossia della polpa e del tessuto periapicale.
In accordo con quanto affermano Shilder,Weine,Bence e tutta la letteratura moderna,
le tre tappe basilari del trattamento endodontico sono:
a) fase diagnostica, durante la quale si chiarisce qual è la causa della
malattia e si esegue un corretto piano di trattamento;
b) fase preoperatoria, durante la quale, attraverso la detersione e la sagomatura
del canale, si rimuove il contenuto canalare e si dà al canale stesso
una forma adatta a ricevere un’otturazione tridimensionale;
c) fase dell’otturazione, durante la quale il canale viene otturato con
un materiale inerte, capace di assicurare un completo sigillo.
Per arrivare al successo in endodonzia è necessario passare attraverso
queste tre tappe, strettamente correlate tra loro.
I vari stadi dell’interessamento patologico della polpa sono:
a) iperemia pulpare
b) pulpite
c) necrosi pulpare
d) periodontite apicale cronica
e) ascesso alveolare acuto
Quando il dente interessato è caratterizzato da un improvviso dolore
acuto in seguito all’applicazione di uno stimolo freddo, caldo o dolce,
che scompare quasi immediatamente dopo che lo stimolo è stato rimosso
ci troviamo di fronte ad una patologia indicata con il nome di iperemia: situazione
clinica, questa, ancora reversibile.
Il quadro della pulpite, infiammazione irreversibile del tessuto pulpare, è
clinicamente rappresentato dalla presenza di un dolore spontaneo che viene particolarmente
esacerbato da stimoli caldi, mai freddi, anzi, il freddo molte volte arreca
sollievo al paziente. Il dolore dopo un minimo di latenza raggiunge un acume
che permane a quel livello anche dopo aver rimosso la causa ed impiega da alcuni
minuti ad alcune ore per scomparire del tutto. Tale dolore nelle prime fasi
può essere descritto come fastidioso, noioso, ma diventa ben presto più
forte , acuto, diffuso e riferito ad un’altra zona; il dolore può
insorgere spontaneamente in seguito alla semplice assunzione della posizione
supina.
L’infiammazione irreversibile della polpa che si ha nella pulpite può
persistere per un certo periodo di tempo, ma prima o poi determina la necrosi
totale del tessuto pulpare con la scomparsa del dolore ma non della patologia.
La necrosi, o morte del tessuto pulpare, è quindi la diretta conseguenza
di una pulpite ma può insorgere anche immediatamente dopo un trauma che
danneggia il peduncolo vascolare. Quando la polpa diventa completamente necrotica
le sostanze irritanti possono iniziare la loro azione distruttiva nei confronti
del tessuto periapicale, qui le tossine batteriche giungono attraverso il sistema
dei canali radicolari. Inizia così un lento processo infiammatorio a
carico del tessuto contenuto nello spazio del legamento parodontale che, se
lasciato a se stesso, può determinare una lesione come un granuloma o
una cisti.
La periodontite apicale cronica
è generalmente asintomatica e la sua presenza viene di solito scoperta
in corso di esami routinari, durante questa fase la patologia può riacutizzarsi
e provocare lo sviluppo di un ulteriore lesione: l’ascesso. Questo è
rappresentato da una raccolta di pus localizzata a livello dell’osso alveolare
circostante l’apice di un dente la cui polpa è andata in necrosi.
Tutte queste patologie richiedono lo stesso trattamento; quello endodontico
appunto; che può essere associato o meno ad una terapia farmacologia
antibiotica di supporto. Il risultato finale dipenderà dall’abilità
dell’odontoiatra di risolvere i problemi anatomici di ogni canale radicolare
per cui, senza riserve o limiti, ogni dente parodontalmente sano o sanabile
risponderà positivamente alla terapia endodontica se i suoi canali possono
essere puliti, sterilizzati e otturati completamente.